Mi diverte sempre molto leggere quegli articoli “motivazionali”, di solito redatti da Vanity Fair, che dovrebbero dare entusiasmo a chi si trova in situazioni di naufragio. Di solito sentimentale. I consigli che vengono dati a piene mani, sono indescrivibilmente ingenui oppure indecentemente falsi perché propongono soluzioni improntate sul dogma “ ridi e sorridi e tutto cambierà”. Se è pur vero che non bisogna crogiolarsi nella sofferenza e fare del pianto l’unica e possibile forma di espressione, questa felicità forzata ed esibita suona davvero stonata perché ben sappiamo che quando si raccolgono i cocci di una relazione finita, di un licenziamento, di uno sfratto, far finta di niente non serve a nulla, anzi. Ma Vanity Fair insiste e incita dicendo “regalati una coppa di champagne per brindare al futuro” a chi pensa al passato con un bicchiere di Tavernello, “ mettiti l’abito più sexy che hai” a chi si sente come Maga Magò, “parti per un week end in una SPA” a chi non ha i soldi per pagare le spese condominiali, “flirta, vai al cinema, vedi gente” a chi sta guardando in loop “Pretty Woman” divorando un barattolo di Nutella. Ma il consiglio più bello che ho letto è “esci dalla tua comfort zone”. Quando il vero problema, in questi casi, è entrarci.